E’ emersa una clamorosa voce di mercato in merito alla Ferrari. Ecco quale pilota avrebbe potuto cambiare le carte in tavola in passato.
Vi sono storie che non sono state vissute in F1 solo per una questione di dettagli. L’arrivo di Ayrton Senna, ad esempio, alla Ferrari sembrava cosa fatta ma poi Prost, dopo il quarto mondiale, decise di appendere il casco al chiodo e il brasiliano balzò sulla Williams. La combinazione che avrebbe dovuto portare ad altri riconoscimenti iridati condusse il fenomeno di San Paolo alla morte nel 1994.
Proprio la scomparsa di Ayrton spalancò le porte a Michael Schumacher. Quest’ultimo festeggiò il primo titolo in quell’anno, per poi confermarsi in Benetton anche nel 1995. In seguito il tedesco decise di scrivere la storia della Ferrari, riportando in auge una scuderia che era crollata in basso. Avrebbe anche potuto scegliere di proseguire nel team guidato da Briatore oppure cedere al corteggiamento di Ron Dennis in McLaren.
La Rossa ha sempre avuto un fascino particolare per tutti i piloti della griglia. Nessuno avrebbe potuto scegliere, ai tempi, di salire su una monoposto poco competitiva per raggiungere obiettivi incerti, ma i tempi sono molto cambiati rispetto all’epoca moderna di Hamilton e Verstappen. Gli ultimi dominatori attuali della F1 non avrebbero mai abbracciato un progetto con dei punti interrogativi enormi. Difatti Michael impiegò tantissimi anni prima di tornare sul tetto del mondo.
Il Mondiale arrivò nel 2000, mentre in tutti gli anni precedenti era sempre accaduto qualcosa di negativo. Se nel 1996 la Ferrari non poteva giocarsela con la Williams, nel 1997 fu Schumacher a commettere un errore di foga nella sfida finale a Jerez de la Frontera con Jacques Villeneuve. Nel 1998 fu il motore ad abbandonare il fenomeno tedesco nel testa a testa alla McLaren di Hakkinen. Nel 1999 si ruppe tibia a perone in un crash a Silverstone, dando al suo teammate Eddie Irvine la possibilità di laurearsi campione del mondo.
Ferrari, l’arrivo mancato dalla McLaren
L’ex teammate di Hakkinen nel team di Woking, David Coulthard ha rivelato di un assurdo rifiuto alla Ferrari dopo che gli era stato offerto un accordo da seconda guida. Nella sua carriera lo scozzese aveva vinto 13 GP. Avrebbe dovuto ricoprire un ruolo alla Irvine e alla Barrichello, ossia di supporto ai successi del Kaiser. Parlando al podcast Formula for Success, Coulthard ha rivelato di aver avuto un incontro con Jean Todt, che all’epoca era il capo del team Ferrari, per un clamoroso passaggio alla squadra italiana.
Va ricordato come Coulthard non si era fatto amare dal pubblico di fede ferrarista e da Schumacher stesso per il crash di Spa 1998. Sotto la pioggia la scorrettezza del pilota della McLaren aveva provocato quasi una rissa nei box. Eppure Coulthard avrebbe incontrato Jean Todt a Parigi per parlare del potenziale contratto con la Scuderia modenese.
“E il mio ricordo del contratto offerto era fondamentalmente un accordo da numero due che, nonostante qualunque cosa avessi fatto in carriera, a quel tempo, sentivo ancora che non avrei firmato nient’altro che pari opportunità“, ha spiegato lo scozzese. In McLaren, grazie a Ron Dennis, fu equiparato al teammate, ma in Ferrari si sarebbe dovuto spostare sempre per lasciar passare Schumi. Di fatto la Rossa con questa strategia ha poi vinto tutto, mentre la McLaren è sprofondata con il ritiro di Hakkinen. In seguito è tornata a vincere un solo titolo mondiale con Hamilton, nel 2008, dopo la triste spy story dell’anno prima. La Ferrari ora può far affidamento su Leclerc.