C’è stato un periodo nella lunga storia dell’auto in cui qualcuno ha pensato davvero che una vettura come questa avrebbe potuto conoscere un seguito commerciale. La domanda che ci poniamo è perchè.
Quali siano le caratteristiche più importanti di un’automobile al giorno d’oggi, è presto detto anche se bisogna considerare che dipende molto dal paese in cui ci troviamo. Se prendiamo come esempio il Giappone, terra dell’inventiva e dell’architettura votata alla praticità, possiamo affermare con certezza che l’adattabilità ad una metropoli trafficata sia in cima alla lista.
La famosa casa produttrice giapponese Honda prese molto seriamente questo concetto nel 1999 quando all’alba del nuovo millennio si rese conto che serviva qualcosa per stupire davvero i suoi clienti, producendo qualcosa che nessuno aveva mai osato proporre in passato. Certo, con il senno di poi si può dire che siano andati un po’ oltre esagerando…
La concept car Honda Fuya-Jo è la classica automobile che fa sorgere una domanda nella mente di chi la osserva: perchè? Chi ha mai pensato che un mezzo simile potesse davvero entrare in produzione e che qualcuno lo avrebbe comprato ignorando il suo aspetto francamente alieno in favore delle sue caratteristiche innovative? Considerando che qualche anno dopo sarebbero arrivate la Daihatsu Materia e la Nissan Cube, forse gli ingegneri avevano previsto il futuro.
Tutta spigoli…
Introdotta alla vigilia del nuovo millennio al Tokyo Motor Show, la Fuya Jo utilizzava un tipo di design incredibile: l’automobile era più alta che lunga, con un minuscolo paraurti con il logo di Honda che sporgeva appena dalla bizzarra carrozzeria dell’auto. Spinta da un motore ibrido, l’auto era pensata per occupare meno spazio possibile in strada, a discapito dell’estetica.
Non sappiamo molto sulla vettura che comunque, continuò ad apparire regolarmente durante gli eventi di Honda anche fino al 2002, segno che qualcuno a Tokyo ad un certo punto ha davvero pensato di produrla in qualche modo, ma va detta una cosa: la disposizione dei quattro posti a bordo era logica e pratica: va chiarito se un mezzo simile sarebbe stato omologato per la strada in Europa, comunque.
Alla fine insomma a prescindere dall’interesse suscitato nel pubblico, la vettura – come era prevedibile – non arrivò mai a vedere una effettiva produzione in serie, nemmeno limitata: l’auto rimane un interessante appunto tra le centinaia di concept car realizzate in Giappone negli ultimi vent’anni che ci ricordano quanto in questo paese, pensare fuori dagli schemi sia incentivato.