Sei convinto al cento per cento che Alexa e Google Home ti stiano spiando e ascoltino quello che dici? Finalmente svelata la verità.
Uno scenario visto e rivisto. Stai parlando con un tuo amico, con il tuo partner, con il tuo vicino di casa di un argomento. Magari qualcosa di cui non ti è mai interessato ma che in quel momento nomini, magari ti sembra anche di non avere mai pronunciato il nome ma di averlo solo pensato. E puntualmente ti ritrovi in giro per il web pubblicità a tema or riferimenti proprio a quella cosa lì. Quella che non hai mai cercato da nessuna parte. Come è possibile?
La colpa subito ricade sui dispositivi digitali come Alexa, Google Home o gli assistenti vocali dei nostri smartphone. Le teorie del complotto si sprecano, ma c’è un fondo di verità in tutto questo o è solo una grande paranoia collettiva? È vero che siamo costantemente spiati e monitorati in quello che diciamo? E se sì, qual è lo scopo di tutto questo?
Alexa e gli assistenti vocali spiano quello che diciamo nel privato: verità o paranoia?
Sei ti sei sentito dare del complottista e del paranoico dai tuoi amici perché sostieni che le tue conversazioni vengano spiate dagli assistenti vocali, puoi riprenderti la tua rivincita. La risposta breve a questo quesito che attanaglia chi vive nell’era digitale, infatti, è: sì, le nostre conversazioni sono “spiate” da Alexa, Google Home e Siri. Ma le cose non sono così terribili come pensi.
La parte sbagliata di tutto questo è credere che i dispositivi siano costantemente in ascolto di ciò che diciamo in segreto e che ci siano uomini cattivi in stanze dei bottoni pronti a rubare i nostri dati personali. Non è proprio così. Per attivare tutti questi dispositivi infatti occorre comunque pronunciare la parola magica, che sia “Alexa”, “Hey Siri” o “Ok Google”. Tutto questo ha diversi scopi e anche diverse controversie per quanto riguarda la privacy degli utenti.
Lo scandalo è scoppiato quando si è scoperto che all’ascolto dei dispositivi Alexa c’era Amazon. Ma il colosso dell’e-commerce ha comunque assicurato che non sono i dati personali ad arrivare o ad essere associati al dispositivo in sé, quanto piuttosto un semplice codice utente, una stringa di numeri. Il fine, naturalmente, è il marketing.
Ma il secondo fine, più nobile se vogliamo, è quello di rendere questi assistenti vocali sempre più raffinati e intelligenti, in grado di entrare in contatto sempre più profondo con l’essere umano. Inquietante o affascinante?